Fortuna, via al processo d’appello. Chiesto l’ergastolo per il marito: “Fu omicidio volontario”

Fortuna, via al processo d’appello. Chiesto l’ergastolo per il marito: “Fu omicidio volontario”

Cinque mesi per correggere la rotta, all’uomo erano stati concessi i domiciliari. E ribaltare la storia di un femminicidio. È cominciato oggi il processo di appello sull’uccisione di Fortuna Bellisario, la 36enne del rione Sanitá massacrata dal marito, Vincenzo Lo Presto, nella loro casa di Mianella, alla periferia nord di Napoli,  il 7 marzo del 2019. Tempi serrati e sentenza prevista a fine mese: la Procura generale ha chiesto l’ergastolo.

Una vicenda che Repubblica aveva scandagliato, ricostruendo i fatti, ascoltando le voci delle parti civili e raccontando la mobilitazione dell’associazione Le Forti guerriere, che erano arrivate con la loro protesta  silenziosa (oltre che pacifica) fin sotto la soglia del Palazzo di Giustizia. Lo Presto, oggi 43enne, personaggio noto anche nella sua famiglia d’origine per l’estrema violenza come testimoniato da parenti negli atti , sottoponeva Fortuna a rituali e continuative violenze fisiche e psicologiche. In quel giorno di marzo, per l’ennesima volta, la prese a botte con le grucce da lui usate per un problema alle gambe. La colpí alle spalle, alla testa, sulle braccia, alle  gambe. Fino a che il trauma non le provocò un’emorragia cerebrale, e le soffocò il respiro.

Tutto avvenne sotto gli occhi dei loro tre figli minori, aizzati in più occasioni dall’uomo contro la madre e spinti in alcuni casi a partecipare al pestaggio. Tuttavia, lo scorso febbraio, all’esito della condanna in primo grado a 10 anni – visto che il reato era stato derubricato ad omicidio preterintenzionale – Lo Presto era stato rimandato a casa dal Gip: arresti domiciliari, l’uomo non era ritenuto “socialmente pericoloso”. Poi lo choc dell’opinione pubblica. Le opinioni  contro. La Procura che deposita al Riesame l’appello affinché Lo Presto torni in carcere – battaglia vinta fino in Cassazione. Ed ecco anche il via al processo di secondo grado. Che parte su altra base.

Oggi, il sostituto procuratore generale Maria di Addea ha sostenuto la tesi dell’omicidio volontario ed ha chiesto per Lo Presto l’ergastolo, rimarcando il degrado morale e sociale di cui è stata vittima Fortuna. Il sostituto pg ha chiesto anche la decadenza della potestà genitoriale e il risarcimento danni. Richieste che accolgono totalmente le ricostruzioni degli avvocati di parte civile, Manuela Palombi e Marco Mugione,  e con il professor Elio Palombi. Il 22 luglio toccherà all’avvocato di Lo Presto. Poi si andrà in camera di consiglio. Come sempre,  l’ultima parola toccherà (Vescia presidente, Alabiso a latere , più la giuria popolare ) alla Corte.

 

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