Il Tribunale ai fornelli

Cultura&spettacoli

FRESCO DI STAMPA Le ricette sperimentate da magistrati e avvocati del foro napoletano durante il lockdown

Il Tribunale ai fornelli

DI ARMIDA PARISI

Cucinare cucinare cucinare è stato l’imperativo del primo lockdown, quello in cui tutti ci siamo dati da fare ad ammortizzare il colpo del della pandemia con rassegnazione e un pizzico di intraprendenza. I single, abituati a trascorrere i pranzi e le cene fuori casa, hanno dovuto imparare a provvedere da soli a se stessi, gli sposati invece hanno rispolverato vecchie ricette di famiglia o si sono cimentati in nuove imprese culinarie per la gioia di tutto il nucleo familiare. Dovunque è stato un fiorire di chat con consigli, suggerimenti e fotografie dei piatti realizzati. Nasce così l’idea dell’editore Grimaldi di coinvolgere avvocati e magistrati, frequentatori abituali della sua bella libreria in via Carlo Poerio, nella pubblicazione di due volumi in cui ciascuno raccontasse la sua ricetta meglio riuscita aprendo anche uno squarcio sul cambiamento delle proprie abitudini stravolte dalla pandemia. Con l’aiuto di Manuela Palombi e Alessandro Gargiulo, che hanno tenuto i contatti con gli autori e hanno curato l’editing, sono stati pubblicati “Avvocati in cucina” e “Magistrati in cucina”, entrambi con 80 storie di quarantena accompagnate da una buona dose di ricette e di aneddoti simpatici. Ne è venuto fuori uno spaccato di vita in un’epoca decisamente particolare. I maschi hanno preferito cimentarsi nei primi, le donne nelle pizze e nei dolci. Tutti grati alla riscoperta passione culinaria che li ha aiutati a stemperare la tensione dei primi giorni, a raccogliere la famiglia intorno a sapori gustosi ma anche a fornire a se stessi e ai propri cari una gratificazione sensoriale con cui si cercava di compensare la paura e la preoccupazione. Fin dai tempi di Gargantua e Pantagruele e, andando ancora indietro, dei banchetti di Trimalchione, il cibo è stato considerato un valido espediente per difendersi dalla paura della morte. Non è un caso, infatti, che le pagine di questi volumi siano dei piccoli inni alla gioia di vivere, alla riscoperta di quei deliziosi piaceri del palato che sono il sale della convivenza umana. Accade così che cucinare il pesce spada inneschi in Dario Bellecca il meccanismo proustiano del ricordo: così, quando insaporisce i suoi paccheri, gli torna in mente lo zio che gli ha insegnato tutti i segreti della pesca. Ed è di un vero e proprio “miracolo della quarantena” che parla Valentina de Giovanni: con i suoi ragazzi “rassegnati ormai da tempo a vedere la loro genitrice sempre in rincorsa su se stessa” propinare cotolette già pronte e quattro salti in padella a menadito e che invece si ritrovano in tavola meravigliosi babà rustici e melanzane a funghetti al forno. Anche Luca Moschiano è orgoglioso dei suoi “due mesi, assolutamente incredibili, trascorsi in casa ad occuparsi esclusivamente della famiglia”. La sua proposta è abbastanza ricercata, tipico esempio di ricetta “gastro-fighetta”: niente di meno che una “tartare di manzo con stracciatella e salsa fredda alla puttanesca”. Si dichiara parte di un “team di goderecci buongustai e mangioni”, comprendente figlie e compagno, Maria Grazia Ingrosso. E, a giudicare dalle ricette golose che propone – tra pollo agli agrumi e peperoni imbottito di riso – il suo deve essere stato davvero uno “stato di grazia” di cui lei stessa si dichiara felicemente sorpresa. I piatti forti della tradizione partenopea, genovese e parmigiana, sono quelli preferiti dal giovane magistrato Alessandro Auletta che però tiene a precisare che quello che conta in queste ricette è soprattutto l’amore con cui ci si dedica. E la semplicità della cucina di casa è quella cui si ispirano le proposte dei suoi colleghi più maturi, da Woodcock che punta sulla frittata di scammaro, a Giovanni Melillo che dice mirabilia delle melanzane al forno della zia, e Francesco Greco che, nostalgico delle proprie origini siciliane, propone una bella caponata. Più ricercate le proposte del lato femminile della magistratura, con le allegre pesche sospese di Stella Castaldo, la genovese di baccalà di Zenaide Crispino e il migliaccio rustico di Diana Bottillo che si rifà ai sapori della campagna avellinese condendoli con un poco di nostalgia della genuina semplicità respirata da bambina nella casa dei nonni. Insomma, benché il passo dal tribunale ai fornelli non fosse stato previsto, si è rivelato una splendida tecnica di sopravvivenza: per loro stessa ammissione, avvocati e magistrati si sono ritrovati un po’ di chili in eccesso, ma ne hanno guadagnato certamente in simpatia.

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