Omicidio Fortuna Bellisario, il marito Vincenzo Lo Presto deve tornare in carcere

Omicidio Fortuna Bellisario, il marito Vincenzo Lo Presto deve tornare in carcere

Lo ha stabilito la I sezione penale della Cassazione, che ha dichiarato inammissibile il ricorso della difesa. La donna uccisa il 7 marzo 2019, percossa con una stampella

Vincenzo Lo Presto, che nel 2019 provocò la morte della moglie, Fortuna Bellisario, colpendola con una stampella, deve tornare in carcere. Lo ha stabilito la I sezione penale della Cassazione, che ha dichiarato inammissibile il ricorso della difesa. La decisione mette la parola fine ad una vicenda delicata e complessa. Era stata la stessa Procura, come ha sottolineato nel suo ricorso l’avvocato dell’imputato, Sergio Simpatico, a chiedere che l’iniziale imputazione di omicidio volontario fosse modificata in omicidio preterintenzionale. Per questo reato il gup Fabio Provvisier aveva condannato Lo Presto a dieci anni di reclusione, disponendone a febbraio i domiciliari anche a causa delle sue condizioni di salute molto precarie. Dopo le polemiche e le proteste seguite alla scarcerazione di Lo Presto, a marzo l’ufficio inquirente aveva fatto appello al Riesame chiedendo di disporre nuovamente la detenzione in carcere per l’imputato. A metà aprile la richiesta del pm era stata accolta, ma l’ordinanza non era diventata esecutiva a causa del ricorso della difesa per Cassazione.

Colpita con la stampella

Vincenzo Lo Presto ha sempre sostenuto di non avere intenzione di uccidere la moglie, morta il 7 marzo del 2019. L’uomo la percosse con la stampella che usa per spostarsi di mattina, mentre la morte per soffocamento da un conato di vomito (come ha accertato l’autopsia) è avvenuta nel primo pomeriggio. Per il gup Lo Presto non è socialmente pericoloso ed è «di indole non allarmante», per i giudici del Riesame, invece, è «un soggetto del tutto incapace di tenere a freno i propri impulsi violenti anche nei confronti di altri componenti del nucleo familiare». I giudici della libertà ritengono importante anche la testimonianza di un cugino dell’imputato, che ha raccontato come «Lo Presto teneva comportamenti violenti nei confronti della moglie, dei figli e della madre, era appassionato di riviste e video pornografici, era dedito ad una dissoluta attività sessuale, anche in forma di orge con altre donne, e gli aveva rivelato che vent’anni prima aveva violentato una zia e aveva ammazzato di botte una persona nel bosco». Testimonianza che la difesa definisce «accuse calunniose di un parente del Nord».

17 giugno 2021 | 09:46

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