Toghe flambè, le ricette del lockdown: la sfida contro il Covid a Napoli è a tavola
Toghe flambè, le ricette del lockdown: la sfida contro il Covid a Napoli è a tavola
Un po’ tutti hanno fatto leva sulle proprie reminescenze familiari e sul senso di adattamento. Si sono confrontati, misurati, poi hanno impiattato i loro sentimenti. Eccoli gli uni di fronte agli altri, ottanta magistrati e ottanta avvocati: non hanno la toga, non impugnano fascicoli, non urlano. Non sono in un’aula di giustizia. No, indossano grembiulini da cucina, pinze, forcine e mollette tra i capelli (per le signore), comodi infradito per gli uomini alle prese con l’habitat da quarantena: ecco i protagonisti di Avvocati in cucina e Magistrati in cucina, ottanta storie di quarantena, nei due volumi editi da Grimaldi and C. editori, testi a cura di Manuela Palombi e Alessandro Gargiulo. Storie di vita, di ironia e resilienza delle toghe, brave a ripiegare – causa lockdown – nell’interno domestico, tra fuochi, pentole e manganello (quello per le fettuccine). Resilienza a fuoco lento, che – oltre a rappresentare una valida raccolta di ricette – offre anche uno spaccato umano, leggero, di uomini e donne solitamente alle prese con il Diritto. Passa dal segreto investigativo al segreto delle patatine fritte di papà il procuratore Gianni Melillo, che ricorda il piatto preferito dai figli quando erano in tenera età, per tradire poi emozione per la pietanza pugliese tramandata dalla zia: Melenzane al forno di zia Olga, spiega il capo dei pm. Galleria umana, sentimentale. Ci sono i consigli del pm antimafia Ida Teresi, che ricorda marzo 2020 (tra cucina, cineforum, giochi da tavolo, bottiglie di vino e dibattiti): un clima che le ha consentito di specializzarsi nel segreto di tartufo bianco, ma anche in una zuppapizza tutta da scoprire.
Poi la frittata di scammaro e le delizie di prosciutto al marsala del pm anglonapoletano Henry John Woodcock, che confida ai lettori il dolore indelebile per la scomparsa della madre: il dilagare della pandemia – spiega – è coinciso con il periodo più triste della mia vita: il miglior modo per commemorare mia mamma è stato spulciare il vecchio quaderno con copertina in pelle, dove annotava le ricette: una commemorazione intima, fatta di odori e sapori familiari, quasi catartica». Spiega il magistrato Rosita D’Angiolella: ho avuto il bisogno di riempire le mie giornate con risposte certe: l’amore, le mie origini, i miei figli, che trovano una sintesi nelle pizze ripiene della nonna. Ma andiamo in ordine sparso: c’è il plumcake alle noci e miele e il ciambellone rustico di Marco Puglia («l’unica frase d’amore è: hai mangiato?», dice ricordando Elsa Morante); le rondelle tricolori di Valeria Sico (durante il lockdown ho iniziato a cucinare per i miei figli, cosa che normalmente delegavo, perché ero sempre al lavoro); mentre parla con ironia degli arresti domiciliari «con termini (incostituzionalmente) successivamente prorogati e indeterminati» a proposito del lockdown di marzo 2020, il presidente del tribunale di Torre Annunziata Ernesto Aghina, costretto a passare dal lessico giuridichese alla tecnica di chef, che – dal canto suo – presenta un primo di spaghetti al pesto di pistacchio e orata con un castagnaccio dolce. Si definisce «amante della Buona cucina sì, ma storicamente viziato da figure femminili, a partire da mia madre, che hanno gelosamente custodito trucchi o capacità di improvvisazione per me sorprendenti», il giudice di Cassazione Raffaello Magi (suo lo sformato di spinaci); mentre per il giudice Nicola Graziano c’è un quesito amletico: chef si nasce o si diventa? Domanda che consente di spoilerare il segreto del brasato di Falerno rosso del Massico; mentre un veterano dell’azione investigativa come Carlo Visconti offre uno scarpariello alla casalese (che non ha nulla a che vedere con il clan, sia chiaro). Saghetti al sugo di polpo, pomodori, oliva e capperi, suggerisce il procuratore oplontino Nunzio Fragliasso (esperto di immersioni), che taglia corto, a proposito di limitazioni: «Ristoranti chiusi, l’unico modo per mangiare pesce fresco è imparare a cucinarlo». Un pizzico di malinconia per l’avvocato Luigi Tuccillo (marzo 2020, il primo senza zeppola), che consiglia «polipo e ceci», mostrandosi felice di tornare a sedersi, tutti in famiglia, nella tavola benedetta dal padre Mario.